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Ingredienti cosmetici. Processi green, fonti sostenibili

Ecologia, sostenibilità, naturalità, certificazioni eco-bio. Il 39° Congresso Nazionale Sicc, che si è tenuto a Milano, ha puntato l’attenzione sul tema dell’eco-sostenibilità e degli ingredienti cosmetici da fonti alimentari e rinnovabili. Un trampolino di lancio verso l’evento internazionale più atteso nel 2015, Expo Milano, focalizzato sul tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.

Una overview sulla sostenibilità a livello globale. Questo il terreno di confronto del Congresso organizzato a Milano da Sicc – Società Italiana di Chimica e Scienze Cosmetologiche – che come ha sottolineato il presidente Lorenzo La Mattina ha proiettato i partecipanti sulle grandi tematiche di Expo Milano 2015, nell’ambito della quale il Sicc sta programmando il suo 40° Congresso “Sicc in Expo” (giugno 2015).

Moderato da Giulio Pirotta (regulatory officer Sicc) e Paola Perugini (Università di Pavia), il convegno ha presentato un programma ricco di interventi: dai criteri reali che devono essere presi in considerazione per raggiungere l’obiettivo di salvaguardare le risorse del pianeta alle Certificazioni Eco-Bio a livello europeo; dal percorso di filiera delle aziende cosmetiche italiane verso i concetti di sostenibilità al concetto di LCA (Life Cicle Analysis) per la scelta dei processi e dei componenti effettivamente più amici dell’ambiente, fino agli ingredienti attivi vegetali provenienti da fonti rinnovabili e sostenibili. Ha chiuso la giornata la tavola rotonda “Eco-Sostenibilità e Naturalità”, che ha colto un vivo dibattito tra i professionisti delle diverse componenti della filiera.

Sostenibilità ambientale

L’equazione della crescita non funziona più. Un tempo c’erano risorse abbondanti e pochi uomini, oggi la popolazione mondiale è cresciuta in modo esponenziale e le risorse sono sempre più scarse. È quanto ha sottolineato Emanuele Plata di Planet Life Economy Foundation nel suo intervento sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica: “Siamo nell’epoca della scarsità e dei nuovi bisogni. Il collasso delle risorse naturali porta alla necessità di passare dal capitalismo finanziario, che mette al centro il profitto, al capitalismo consapevole che ha come obiettivo il valore aggiunto.

Occorre reagire alle nuove necessità attraverso la regola delle tre E – Ecologia, Equità, Economia – e con un approccio che metta insieme scienza, economia e filosofia. La vera sostenibilità deve basarsi su due principi fondamentali: i processi Bio-imitativo e i processi partecipativi”. Se si vuole salvaguardare il pianeta, l’impresa sostenibile deve quindi perseguire un nuovo obiettivo – quello appunto di valore aggiunto – attraverso la rivalutazione di tre virtù fondanti:

1. valore umano: dignità, consapevolezza, autostima, collaborazione, scopo, lealtà nel lavoro;
2. valore strategico e competitivo: scenari evolutivi, benefici essenziali e difendibili, coerenza al modello di sostenibilità, riattualizzazione delle leve del marketing e dell’organizzazione interna;
3. valori immateriali: etica, lealtà, fedeltà, knowhow, reputazione, autenticità, origine, tradizioni.

Ha sottolineato Claudia Gistri di Certiquality che la sostenibilità, nell’accezione più recente e diffusa, è costituita da quattro componenti:
1. Sostenibilità economica: capacità di generare reddito e lavoro per la competitività e la crescita economica durevole.
2. Sostenibilità ambientale: capacità di mantenere qualità e riproducibilità delle risorse naturali.
3. Sostenibilità sociale: capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute, istruzione) equamente distribuite per classi e genere;
4. Sostenibilità istituzionale: capacità di assicurare condizioni di stabilità, democrazia, partecipazione, giustizia.

“Il Programma Responsible Care fornisce uno strumento per governare e comunicare alcuni degli aspetti della sostenibilità di interesse per il comparto chimico in differenti ambiti” ha sottolineato Gistri”. “Dal sociale (parametri relativi alla salute e sicurezza dei lavoratori, distribuzione e utilizzo sicuro dei prodotti) all’economico (investimenti e costi in materia di ambiente e sicurezza) fino alla conservazione delle risorse (energia elettrica e termica, acqua)”.

Certificazioni europee e Lca

Nell’intervento “Cenni di legislazione sulle Certificazioni a livello europeo” Alessandro Spadoni di Icea ha spiegato come, cosmeticamente parlando, i termini “naturale” e “biologico” non hanno alcuna chiara definizione normativa. “Quest’ultimo è ampiamente regolamentato a livello internazionale relativamente al cibo e alla produzione agricola, che include moltissimi ingredienti ad uso cosmetico ma non il prodotto finito. Nel cosmetico in pratica non c’è assolutamente nulla di cogente”.

Qualche tentativo di chiarificazione legislativa arriva da Iso Group – team di esperti attivato dall’Ente normativo internazionale per conto della Comunità Europea – che si è posto l’obiettivo di definire le “Linee guida relativamente a definizioni tecniche e criteri per gli ingredienti e per i prodotti finali che si vogliono chiamare naturale e biologici”. Per Iso gli ingredienti naturali sono quelli che derivano da piante/animali o sono di origine minerale/ microbiologica, ottenuti con:
• Processi fisici (triturazione, essiccazione, distillazione, ecc.).
• Procedure fisiche tradizionali, incluso l’utilizzo di solventi, qualora non vi sia alcuna modificazione chimica “intenzionale”.
• Ingredienti ottenuti da combustibili fossili sono esclusi da questa definizione.

Per ingredienti biologici si intendono invece quei “derivati da agricoltura biologica, e come tali certificati secondo normative internazionali (CE 834, NOP, JAS, ecc.)”. “Iso Group ha inoltre messo a punto un Natural index e un Organic index che dovrebbe essere il fulcro della comunicazione al consumatore e della competizione sul mercato – spiega Spadoni – ma la definizione su come calcolarlo a mio parere è ancora lontana…”. Spadoni ha poi presentato alcuni tra i più significativi organismi di certificazione europea: Cosmos, Ecocert, Cosmebio, Bdih, Soil Association, Natruè enaturalmente Icea.

“Il Cosmetico Eco Biologico certificato Icea è un prodotto ottenuto nel rispetto della lista INCI di sostanze ammesse, con ingredienti naturali da agricoltura biologica certificata, senza l’impiego di Ogm e senza l’uso di radiazioni ionizzanti” ha sottolineato Spadoni. Mentre, per quanto riguarda l’iter di certificazione sono oggetto di controllo:
• Formulazione del prodotto: conformità con gli ingredienti ammessi dal Disciplinare Eco Bio Cosmesi, presenza di materie prime vegetali da agricoltura biologica certificata.
• Etichetta del prodotto (nel caso di Icea) con particolare attenzione ai claim e alla tutela del consumatore.
• Stabilimenti produttivi: approvvigionamenti, supply chain, logistica, tracciabilità, monitoraggio dei processi e controllo qualità di produzione, processi e procedure, norme ISO e GMP, personale.

Interessante l’intervento di Valentina Castellani del Griss, Gruppo Ricerca sullo Sviluppo Sostenibile, che ha richiamato l’attenzione sul concetto di Lca, ovvero sul ciclo di vita di un prodotto. “Il Life Cycle Assessment (LCA) è lo strumento che permette di valutare gli impatti ambientali associati al ciclo di vita di un prodotto, processo o attività attraverso l’identificazione e la quantificazione dei consumi di materia, energia ed emissioni nell’ambiente e l’identificazione e la valutazione delle opportunità per diminuire questi impatti” ha spiegato Castellani.

Dopo aver portato l’esempio Lca di una formulazione cosmetica con ingrediente innovativo derivato dalla filiera dell’olio di oliva, Valentina Castellani ha sottolineato come l’analisi del ciclo di vita di un prodotto sia utile come supporto all’innovazione, tenendo conto che quando si utilizzano materie prime rinnovabili/ naturali è bene ridurre al minimo il numero di lavorazioni necessarie per ottenere l’ingrediente cosmetico. Il Life Cycle Assessement è dunque utile sia per tracciare l’eco profilo di un prodotto sia per confrontare, in fase di ricerca e sviluppo, le possibili alternative di un processo.

Green Cosmetic Chemistry

Molte le aziende che dovrebbero essere riprese sul concetto di “greenwashing”, cioè ‘ingiustificata appropriazione di virtù ambientaliste finalizzata alla creazione di un’immagine positiva di proprie attività o prodotti’. “Il primo dei sette peccati greenwashing è il trade off nascosto” ha spiegato Carla Villa, docente all’Università di Genova. “Cioè mostrare un prodotto come verde basandosi solo su un insieme ristretto di attributi e spostando così l’attenzione da altri attributi che hanno importanti applicazioni ambientali. Un esempio? Rilevare che la carta prodotta proviene da foreste eco-sostenibili ma tralasciare l’uso del cloro per il suo sbiancamento”.

Nell’intervento “Green Cosmetic Chemistry: approccio eco-sostenibile nella progettazione di ingredienti verdi”, la docente ha sottolineato l’importanza del concetto di consapevolezza: “Dobbiamo sapere cosa stiamo facendo. Il problema ambientale è reale e le procedure che consideriamo alternative alle metodiche convenzionali non possono più essere tali!”. Le metodiche alternative devono dunque diventare ‘ufficiali’ e deve esserci un’integrazione tra il ruolo accademico e il ruolo aziendale, tra scienza e industria, tra ricerca e pratica.

La docente ha sottolineato la necessità di una “green cosmetic chemistry”, l’importanza cioè di sviluppare strumenti e tecniche innovative – come l’uso del microonde nell’estrazione di ingredienti – che offrano un notevole miglioramento in un determinato processo chimico, permettendo di ottenere una drastica riduzione del consumo energetico, della formazione di scarti/rifiuti, e portando a tecnologie più economiche, sicure e sostenibili. L’estrazione green o sostenibile è basata sui seguenti principi:

1. Selezione ed uso di varietà di piante e matrici vegetali rinnovabili.
2. Utilizzo di solventi alternativi, principalmente acqua e solventi-agro.
3. Riduzione del consumo energetico, recuperando l’energia spesa e/o sfruttando tecnologie innovative.
4. Produzione di co-prodotti invece di rifiuti per includere le bio ed agro-raffinerie.
5. Favorire la sicurezza ed il controllo dell’intero processo.
6. Ottenimento di estratti non-denaturati, biodegradabili e senza contaminanti.

Cosmetici eco-blu

Si parla spesso di cosmetici green, derivanti cioè dall’agricoltura, ma esiste anche un approccio blu alla cosmetica, con ingredienti provenienti dal mare. O meglio dall’acquacoltura. “Se vogliamo parlare di sostenibilità, dobbiamo parlare di sistemi di acquacoltura, cioè di produzione di organismi acquatici in ambienti confinati e controllati dall’uomo” ha detto Mauro Doimi, biologo e fondatore della società D&D Consulting. “La richiesta di materie prime che arrivano dal mare sta aumentando in maniera esponenziale.

Ecco perché è importante, per essere sostenibile, non pescare direttamente dal mare ma utilizzare risorse marine che provengono da sistemi di acquacoltura, siano a Km zero, cioè vicino al produttore in modo da evitare il deterioramento degli organismi da utilizzare, in un sistema di acquacoltura a compensazione totale di anidride carbonica”.

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